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Immagine del redattoreNicola Nanti

Gatta ci Covid

Qui gatta ci covid. Vien da pensarlo. Leggendo il nuovo DPCM, le perplessità s’insinuano anche nel lettore più esperto delle burocratiche scartoffie. Si legge di limitazioni casalinghe ma sui mezzi pubblici ci sono barriere bizzarre: l’80% della capienza. Come se da 120 passeggeri passare a 96 in 30 mq si fosse più sicuri. O fuori dai locali niente assembramento ma dentro, alè il pigiapigia, o le scuole dove tutti si tengono lontani ma ai giardinetti… È difficile ma se pensassimo per un attimo di arrivare dal paese ultrarazionalista di Futureland e leggessimo il succitato decreto, senza ansie pregresse, senza paura di non essere intubati, senza timori di non essere curati perché troppo vecchi, ci chiederemmo forse di cosa si sta parlando; gatta ci covid per l’appunto.

La prima sensazione è che per colpa di qualcuno la paghiamo tutti, come a scuola, come con i bambini: se non viene fuori il colpevole, niente gita a Cazzabubbolandia.

La seconda è che dire tutta la verità ci turberebbe, sempre per il nostro bene e sempre come ai bambini: se non fate come vi diciamo andiamo tutti allegramente a ramengo, il pil va a 3 cifre negative, il giochino del consumo va a farsi benedire e torniamo alla pietra focaia e a fare i raccoglitori. E se invece la verità fosse un'altra? O peggio, se nessuno sapesse quale sia la verità?

La terza sensazione, in me la più marcata, è che non si capisce una cippa di sto virus che pare sia già mutato n-volte rendendo la ricerca del vaccino un vero rebus. Un virusrebus d’incertezza assoluta che condiziona ogni forma di pensiero trasformando la realtà in qualcosa di nebuloso dove negazionisti, fancazzisti, terrapiattisti, complottisti della prima e ultima ora, ipocondriaci, paranoici megalomani, ansiosi compulsivi, virologi laureati alla scuola radio elettra, tuttologi di pianerottolo, nutrizionisti fruttariani, influencer di portineria, cacadubbi interregionali e rettiliani lacustri trovano un terreno fertile dove sparare raffiche di minchiate.

Da un lato quindi la vita che tutti vorremmo vivere ma non ci riusciamo perché da quando si sono allentate le misure di protezione e il distanziamento siamo riprecipitati nel caos. Ogni giorno si fanno calcoli sulle mascherine, sui contatti fuori dalle scuole e nelle varie movide scoprendo che l’età del contagio si è abbassata notevolmente. Mavà, come mai? Le disposizioni governative sembrano studiate per la nostra salute ma anche per evitare la sgradevole scelta di non curare l’anziano perché è meglio intubare il trentenne che, incurante dei divieti, ha fatto quello che voleva mischiandosi in orge transumanti per tutta l’italiota peninsula contagiando schiere di coetanei altrettanto disinvolti. E tu che ti sei attenuto a tutte le disposizioni e hai preso il virusrebus in quell’unico momento di distrazione quando hai dato retta all’imbecille di turno che, inconsapevole della sua positività, ma con evidente malessere, ti ha contagiato e ora ti trovi sulla barella abbandonato vicino ai contenitori dei potenzialmente infetti e trascorri gli ultimi momenti di vita tossendo pezzi di polmone sul pavimento sicuramente contaminato.

Da un lato quindi pensieri malvagi, talmente crudeli da essere veritieri e dall’altro, ricomposto il livore di un futuro che è stato sicuramente passato, ragioni. E pensi. Non può vincere la paura. La paura è una roba che poi ti resta attaccata come una patella sullo scoglio. Mica te la togli come un cerotto. E la paura è l’anticamera di robe peggiori: genera il sospetto, la sfiducia, la misantropia e l’odio. Che fare allora? Rintanarsi fin che tutto è passato? Si, ma chi vedere? Chi frequentare? Solo Netflix, Amazon e Sky? Se la paura è totalizzante, non puoi vedere più nessuno. Tutti diventano virtualmente contagiosi.

Qua ci si trova a un bivio e per evitare la strada che ci porterebbe nel burrone dell’accidia, si devono raccogliere tutte le forze positive residue e andare verso l’incertezza dotati di mascherine, gel sanificante, metro, amuleti, aglio q.b., alcool in qualsiasi forma e miscela, disinfettante e disinfestante. Fatto il bagaglio, si parte verso nuove o vecchie avventure perché il virusrebus non ci mollerà tanto presto e quindi dobbiamo giocoforza conviverci.

In fin dei conti non rientriamo nelle numerose categorie sportive elencate nell’ultimo DPCM, dove si notano cose sorprendenti. Ad esempio la S’intrumpa - anche se foneticamente sembra una specie di possessione per l’attuale presidente degli USA – è una lotta sarda antichissima dei Gherradores, rarissimi da avvistare e di eloquio incomprensibile; e poi la Monta da Lavoro – cosa sono andato a pensare non ve lo dico –che è una cosa che fai col cavallo, cioè, sul cavallo. Discipline apparentemente bizzarre che chissà quanti appassionati contano. Sappiamo invece delle moltitudini che praticano l’Hockey e il Rugby subacqueo e che ora sono tristemente nullafacenti e si chiedono: ma sott’acqua come casu facciamo a rilasciare i droplets, ovvero le gocce killer? Ah, è l’acqua che li contiene!

Dicevamo, i giochi proibiti, beh non ci siamo, non siamo contemplati; ergo non siamo così pericolosi. Come la dama, gli scacchi e le carte, anche noi backgammonauti possiamo praticare il nostro amato gioco con tutte le debite precauzioni. Certo qualche domanda ce la possiamo fare. Una su tutte. Se il Coni riconosce la S’intrumpa o che so il Bandy o più semplicemente il tiro alla fune, non potrebbe anche…

Vabbè siamo andati per le lunghe e il perché siamo sempre dei reietti lo vedremo nei prossimi capitoli.

In conclusione non molliamo, siamo attrezzati e lo saremo ancor di più, basta solo uno sforzo da parte di tutti e una sempre maggior consapevolezza anche sulla situazione che potrebbe precipitare da un giorno all’altro costringendoci in un coprifuoco che sa di guerra o di un lockdown che sa già di vissuto dal quale non si sa bene come e quando ne usciremo.

Chi ha paura stia a casa, chi sta già male pure, chi non vuole sottostare al diktat del mascheramento facciale, faccia compagnia a chi ha paura, magari non nella stessa abitazione che sarebbe un casino. Questa è una situazione dove i cacadubbi o gli spavaldi non sono ammessi e tutti coloro che partecipano al ballo in mascherina si devono attenere alle disposizioni e ai regolamenti giusti o sbagliati che siano, per il bene di tutti e per continuare a ballare, possibilmente non sul bar ma al bar.

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